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AI e professioni tecniche: cosa cambia con la nuova normativa e come evolvono i Controlli Non Distruttivi

Cantiere edile con tecnico che utilizza un tablet e droni dotati di AI per il rilievo digitale e la diagnostica avanzata.

La domanda è sempre più frequente: “Se lo studio di ingegneria a cui affido un incarico usa l’intelligenza artificiale, posso fidarmi?”
Una domanda legittima, perché l’AI ormai è diventata uno strumento quotidiano anche per chi progetta edifici, valuta strutture o gestisce un cantiere. Ma come ogni tecnologia potente, apre dubbi, aspettative e qualche timore.

Negli ultimi mesi, però, qualcosa è cambiato.
È arrivato un quadro normativo che mette ordine, chiarisce responsabilità e, soprattutto, tutela chi commissiona un’opera. È un passaggio che molti attendevano: un modo per capire fin dove può spingersi la tecnologia e dove, invece, deve rimanere saldo l’intervento umano.

Qui puoi verificare i controlli non distruttivi che Teknoprogetti mette in opera nell’ambito dell’edilizia.

Un nuovo perimetro: cosa dice davvero la legge sull’AI nelle professioni tecniche

La Legge 132/2025, “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di Intelligenza Artificiale”, è il primo tentativo organico di regolare l’uso dell’AI in diversi settori, comprese le professioni intellettuali.
Il principio da cui parte è semplice:
l’AI è uno strumento, non un sostituto.

E da questo derivano tre pilastri fondamentali:

  1. Informativa obbligatoria al cliente

Il professionista deve dichiarare chiaramente prima dell’inizio del lavoro se e come utilizzerà strumenti basati su AI.

  1. L’AI non può prendere decisioni

Gli algoritmi possono supportare calcoli, analisi, simulazioni… ma non possono determinare da soli una scelta di progetto.

  1. La responsabilità resta sempre dell’ingegnere

Nessuna scorciatoia tecnologica: errori, imprecisioni e valutazioni restano a carico dell’essere umano, non della macchina.

La legge, insomma, fissa un principio chiave: la tecnologia può aiutare, ma non può “firmare”.

L’articolo 13: il cuore della tutela per chi affida un lavoro

Dentro la Legge 132/2025, l’articolo 13 è la bussola per chiunque commissioni un progetto.
Stabilisce infatti che:

  • l’ingegnere deve dichiarare l’uso dell’AI;
  • l’AI non può sostituire il giudizio tecnico;
  • la supervisione umana è obbligatoria in ogni fase;
  • la responsabilità professionale non è delegabile.

Questo è un passaggio che sgombra il campo dagli equivoci: l’AI non è una “scorciatoia” né una zona grigia. È uno strumento che lavora sotto il controllo del professionista. Un passaggio anche culturale che coinvolge la responsabilità di chi può utilizzare strumenti innovativi per raccogliere dati, fare valutazioni ed elaborare varianti, ma che alla fine deve mettere in condizione di prendere decisioni chi lo deve fare.

La circolare CNI 343/2025: la pratica quotidiana spiegata ai tecnici

Accanto alla legge, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha pubblicato la Circolare 343/2025, un documento che traduce la norma in procedure reali.

Il CNI ha messo a disposizione:

  • due modelli ufficiali di informativa (per clienti privati e pubbliche amministrazioni);
  • linee guida su come comunicare l’utilizzo dell’AI;
  • indicazioni sulla qualità del servizio, affinché l’uso dell’AI non riduca, ma anzi aumenti, l’accuratezza del lavoro.

La pubblicazione di questa Circolare 343/2025 non è un dettaglio burocratico, ma un passaggio decisivo.
In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale entra con forza nel lavoro degli ingegneri, il CNI sceglie di non limitarsi a osservare: prende posizione, interpreta la norma e soprattutto la traduce in comportamenti concreti.

È un gesto di responsabilità rilevante, che va ben oltre la semplice “nota tecnica”.
Con questa circolare, infatti, l’associazione di categoria:

  • dà una bussola ai professionisti, aiutandoli a muoversi in un contesto tecnologico nuovo e complesso;
  • armonizza le pratiche tra studi tecnici, evitando che ognuno si regoli a modo suo;
  • alza l’asticella della qualità, spiegando come l’uso dell’AI debba essere coerente con la deontologia professionale;
  • rafforza la tutela del committente, offrendo modelli chiari di informativa e un lessico condiviso.

In altre parole, il CNI ricopre quel ruolo che solo un’associazione di categoria può assumere: fare da ponte tra norma e professione, tra innovazione e sicurezza.
Non si limita a dire “cosa è obbligatorio”, ma indica come applicarlo senza snaturare la natura del lavoro ingegneristico.

L’importanza di questa presa di posizione si percepisce soprattutto su due piani.

1. Credibilità verso i committenti

Quando il CNI parla, parla per tutti gli ingegneri:
il professionista non sta improvvisando, ma segue linee guida riconosciute a livello nazionale.

Questo consolida la fiducia, soprattutto in un campo — quello dell’AI — dove la trasparenza è essenziale per chi commissiona un progetto.

2. Protezione del ruolo dell’ingegnere nell’era dell’AI

La circolare riconosce che l’intelligenza artificiale deve essere uno strumento evoluto, non un sostituto né un automatismo incontrollato.
È una posizione che ha un peso politico e culturale: serve a evitare che l’avanzamento tecnologico venga percepito come un rischio per il lavoro umano o, peggio, come una scorciatoia che riduce la qualità della prestazione.

La circolare dice chiaramente che l’AI può migliorare i progetti, ma solo se guidata da chi ha competenze, responsabilità e formazione adeguata.
E questo mette al centro un valore spesso silenzioso ma fondamentale: la competenza tecnica non è opzionale.

Perché tutto questo? Per tutelare il committente

L’obiettivo della normativa non è frenare l’innovazione. Anzi: è creare un terreno sicuro su cui farla crescere.

In concreto, chi commissiona un progetto ottiene quattro garanzie fondamentali:

  1. Responsabilità chiara

L’ingegnere resta sempre responsabile delle scelte, delle verifiche e dei risultati.

  1. Trasparenza sugli strumenti

Il cliente sa in anticipo quali tecnologie verranno utilizzate e per cosa.

  1. Qualità maggiore

L’AI velocizza i processi, permette controlli più accurati e facilita la valutazione di alternative.

  1. Tutela in caso di problemi

L’informativa diventa un documento ufficiale, utile anche in eventuali contenziosi.

È un patto di chiarezza: il professionista spiega, il committente comprende, entrambi lavorano con maggiore consapevolezza.

Che cosa deve contenere una buona informativa AI?

Il documento deve essere semplice, comprensibile e completo.
Gli elementi richiesti sono:

  • quali strumenti di AI vengono utilizzati;
  • in quali fasi del progetto intervengono;
  • quali limiti hanno;
  • quali aspetti restano sotto il controllo umano;
  • chi si assume la responsabilità delle decisioni;
  • firma del tecnico incaricato.

In sostanza, un foglio che racconta come verrà svolto il lavoro e con quali strumenti.

AI e professione: un equilibrio che non cambia

La normativa ricorda con forza un concetto spesso dimenticato nella narrazione tecnologica:
l’intelligenza artificiale non pensa, non firma, non decide.

Può:

  • analizzare varianti,
  • gestire grandi quantità di dati,
  • accelerare simulazioni,
  • individuare alternative progettuali.

Ma il ruolo umano resta centrale:

  • verifiche,
  • interpretazioni,
  • scelte tecniche,
  • assunzione di responsabilità.

In altre parole: l’AI non sostituisce il mestiere dell’ingegnere, lo potenzia.

E per il committente? I vantaggi sono concreti

Quando viene utilizzata in modo corretto e trasparente, l’AI porta benefici immediati:

  • Maggiore accuratezza

Analisi più profonde e riduzione degli errori nei passaggi complessi.

  • Tempi ridotti

Task ripetitivi automatizzati, simulazioni più rapide, processi più fluidi.

  • Più alternative progettuali

L’AI confronta varianti e scenari in modo veloce e oggettivo.

  • Migliore ottimizzazione dei costi

Materiali, tempi, consumi energetici: tutto può essere calibrato più finemente.

Il risultato è un progetto più chiaro, più robusto e più conveniente.

La conclusione? Più chiarezza, più garanzie, più qualità

La nuova normativa non limita l’uso dell’AI: lo rende sicuro.
Stabilisce confini, responsabilità e modalità di comunicazione.

Per chi affida un incarico a un ingegnere, significa:

  • niente decisioni automatiche non supervisionate,
  • nessuna perdita di garanzie,
  • più consapevolezza,
  • più precisione,
  • più qualità complessiva del progetto.

L’AI accelera, amplia e rafforza il lavoro del tecnico.
La legge garantisce che questo avvenga con la dovuta trasparenza.

È il modo migliore per far convivere innovazione e fiducia.

Rilievo strutturale con tracciamenti laser in un edificio industriale, rappresentazione dei controlli non distruttivi evoluti supportati da AI

Chi ci guadagnerebbe davvero?

Nonostante le premesse tecnologiche, la domanda più seria resta una: chi trarrebbe vantaggio da questo salto avanti?

Per Teknoprogetti

  • tempi di lavoro ridotti anche del 60%;
  • maggiore uniformità tra una prova e l’altra;
  • documentazione più ricca senza sovraccarichi di tempo;
  • capacità di offrire servizi predittivi e non solo diagnostici.

Per il committente

  • meno incertezze e più dati oggettivi;
  • comparazione chiara tra varianti e scenari di intervento;
  • risparmi potenziali grazie alla manutenzione predittiva;
  • maggiore trasparenza su costi, limiti, vantaggi e responsabilità.

In altre parole, un rapporto più solido e più consapevole tra cliente e professionista.
Esattamente l’obiettivo per cui la normativa è stata scritta: aprire la porta all’innovazione senza sacrificare fiducia e responsabilità.

Conclusione: un ponte tra tutela e innovazione

L’AI non sostituirà l’ingegnere, né potrà mai farlo: ce lo ricorda la legge, la deontologia e il buon senso.
Ma potrebbe renderne il lavoro più efficace, più trasparente e più accessibile al committente.

Teknoprogetti, nel momento in cui deciderà di integrare queste tecnologie, non solo si posizionerà all’avanguardia, ma potrà offrire un servizio più ricco, più veloce e più chiaro.

E il committente?
Riceverà esattamente ciò che la normativa promette: più garanzie, più informazioni e più qualità.

Un equilibrio nuovo, dove innovazione e responsabilità non si escludono, ma si potenziano.

Domande frequenti su AI e Controlli Non Distruttivi

La nuova Legge 132/2025 vieta l’uso dell’AI nei progetti tecnici?

No, la legge non vieta l’AI: stabilisce che può essere utilizzata come supporto, ma non può sostituire il giudizio tecnico dell’ingegnere.

L’ingegnere deve dichiarare al cliente se utilizza strumenti basati su AI?

Sì. L’informativa al committente è obbligatoria e deve spiegare quali strumenti vengono utilizzati e con quali limiti.

Chi è responsabile se l’AI commette un errore di analisi?

La responsabilità resta sempre del professionista incaricato. L’AI non può firmare, decidere né assumersi responsabilità.

Come può l’AI migliorare i Controlli Non Distruttivi?

Può uniformare i dati delle prove, riconoscere pattern di degrado, generare mappe 3D e velocizzare analisi e scenari previsionali.

L’AI riduce i tempi dei CND?

Sì, in molti casi può accelerare fino al 50–60% le fasi di raccolta e analisi dati, mantenendo la supervisione del tecnico.

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